Como Blues – Valencia

Il viaggio

Como Blues

Il viaggio a Valencia dal diario di Vinicio

Allora, caro amico lettore, prima di iniziare mi corre l’obbligo di una precisazione:
può essere che ecceda con i superlativi ma non sarà un eccedere, questa vacanza è
stata tutta superlativa!

Il volo era stato perfetto ed era atterrato in orario, scendevo la scaletta
dell’aereo un po’ spaesato, gli altri passeggeri andavano tutti nella stessa direzione,
verso il terminal. Marta, Paola – artefici di tutto questo – e Flora – anche lei un’amica
di origine francese, un po’ un peperino ma simpaticissima – ancora non erano scese.
Un uomo sui trenta anni, in divisa chiara, baffi come i miei ma neri, carnagione
olivastra, mi dice: “Caballero de ese lado por favor”. In quel momento ho realizzato
che era tutto vero: ero in Spagna, a Valencia, avevo preso l’aereo – che non
prendevo da decenni – alla Malpensa ed ora ero a Valencia.

A dire il vero il mio viaggio al mare era iniziato ancora prima che Marta ci pensasse.
Ti chiederai come è possibile, non lo so nemmeno io, dimmelo tu, caro amico che
stai perdendo tempo a leggere questo mio racconto di viaggio; fatto sta che un
mese fa scrivevo una breve storia che finiva così: mi mancano i miei viaggi, mi
manca molto il mare, già il mare, esisterà ancora il mare? lo rivedrò? chissà!? Pochi
giorni dopo Marta ci dice: “Como Blues – al quale avevo partecipato con un’intervista
è stato presentato al festival del cinema di Valencia e ha avuto 2 nomination:
miglior documentario e miglior colonna sonora. Qualcuno vuol venire alla
premiazione? Sarebbero 3 giorni, viaggio in aereo andata e ritorno completamente
spesati. A noi farebbe piacere”.

Ho pensato a mio papà che ogni tanto parlava spagnolo grazie al suo periodo in Argentina,
ho pensato alla premiazione e … ho pensato … al mare. Avrei rivisto il mare, forse
avrei fatto il bagno, ne avrei sentito il profumo … Ho riflettuto a lungo – qualche frazione
di secondo! – poi, con la mia solita faccia tosta, ho detto: “Io verrei volentieri”.
Da quel momento fino alla partenza non ci volevo credere, per scaramanzia, anche se
non sono scaramantico; non ne parlavo con nessuno, continuavo a dirmi che sarebbe successo
qualcosa, che non poteva essere vero, invece adesso ero qui sulla pista dell’aeroporto di Valencia
e l’assistente di terra mi diceva: “Caballero de ese lado por favor”.

Ecco caro amico lettore, qui viene il bello, non ho mai scritto un racconto di viaggio e
non so come impostarlo: un diario con tanto di date e ore o un racconto come se
fosse una storia? Proverò a fare una via di mezzo e vediamo cosa ne esce, anche
perché, ricordando le emozioni che ho provato, sono un po’ agitato, poi scrivo meno
bene di Moravia, quindi spero mi perdonerai se non riuscirò a trasmetterti quello
che ho provato in quei magnifici tre giorni spagnoli.
Sei pronto? Bene, allora cominciamo.

 

Venerdì 10 maggio ’19, ore 9:30 – appuntamento in cortile con Marta per andare a
Malpensa.

Si comincia molto bene: a prendermi ci sono tre belle donne, Marta, Paola e Flora e
io amo le donne, poi loro sono molto simpatiche e gentili, mi fanno sedere davanti;
una piacevole sorpresa: don Leo, don Davide e Ameur vengono a salutarci, partiamo
in macchina e io scherzo – essendo l’unico uomo – sulle capacità delle donne di
guidare, di organizzare, ecc. Ridiamo e ci divertiamo, poi io faccio una precisazione
alla quale tenevo: se avessero voluto andare a vedere la corrida io le avrei aspettate
in spiaggia, l’ho già vista anni fa e mi è bastato, non mi piace, troppa crudeltà
gratuita su quel povero toro vittima predestinata, loro subito si dicono d’accordo
con me, neppure a loro piace la corrida, bene. Adesso corro un po’, voglio arrivare a
Valencia. A parte il panino e la coca presi sull’aereo aereo – un po’ caro, per la
verità, ma ci stava – seri un sciur.

Siamo arrivati dove il ragazzo sulla pista mi dice: “Caballero de ese lado por favor”.
La metro a Valencia arriva direttamente dentro l’aeroporto e va diretta in centro
città, il nostro appartamento non è in centro ma vicino al mare, fantastico. Appena
messo piede in città faccio una cosa che viene dal cuore, dico: “ciao papà, sono in
Spagna e cercherò di parlare Spagnolo come mi hai insegnato”. Lo ricordo spesso il
mio papà ma adesso che devo arrangiarmi con lo Spagnolo ho anche voglia di
salutarlo.

Raggiungiamo l’appartamento, un bel tre-locali tutti e tre adibiti a camere da letto, 2
matrimoniali e una cameretta con un lettino dove ho dormito io. Ho chiesto io di
stare solo, immaginavo di alzarmi spesso durante la notte e non volevo disturbare
nessuno. Cucinotto e bagno con doccia, unico inconveniente: era un quinto piano
senza ascensore, ma non mi è pesato, avevo le ali ai piedi in quei giorni. Non sto a
descriverti la casa – non devo vendertela -, ho dormito magnificamente due notti e la
mattina dopo non avevo neppure mal di schiena. Una rinfrescata e poi via, al palazzo
dei congressi dove era la proiezione dei documentari selezionati, tra cui Como Blues.

Che bella Valencia, è una città viva, calda e colorata, che sa coniugare il vecchio e il nuovo,
il passato e il futuro, è una città calda e ospitale, la gente è gentile, ti danno addirittura
informazioni senza doverle chiedere; il passato con i suoi monumenti e la cattedrale,
il futuro con il museo della scienza e della tecnica e il mercato centrale, poi il mare
con la spiaggia profondissima e lo splendido lungo mare. I mezzi di trasporto sono efficienti
e puliti così come la città, piena di cestini, non trovavi un pezzo di carta per terra neppure a
cercarlo, una città coinvolgente e travolgente. Noi, come detto, ci troviamo nella
zona vicino al mare, dobbiamo prendere i mezzi per andare al palazzo dei congressi
non è vicino, una quindicina di fermate, ma ci godiamo ogni metro, arriviamo e
finalmente ci riuniamo con il resto della spedizione, troviamo Samuele, il regista di
Como Blues, Enrico – amico di mille battaglie -, anche lui presente in Como Blues,
Antonia – figlia di Samuele – e Emma – una sua amica. Loro erano venuti in macchina
perché avevano preferito non volare.

Il palazzo congressi di Valencia è una costruzione moderna inaugurata verso la fine
degli anni ‘90 e per certi versi avveniristica, addirittura l’Associazione Internazionale
Palazzi Congressi (A.I.P.C.) nel 2010 e nel 2018 l’ha eletta miglior palazzo congressi
del mondo (World Best Convention Centre). E noi eravamo lì, proprio lì, nel palazzo
dei congressi più bello del mondo, in attesa dell’ora della proiezione del nostro
documentario, seduti fuori con una birra, qualche salatino e tante foto dentro e fuori
dal palazzo. Era tutto bellissimo ma la cosa migliore era l’armonia che si è subito creata tra noi,
la simpatia che avevano tutti gli amici che erano venuti a Valencia con me, tutti con lo spirito
giusto e l’idea di divertirsi insieme.

 

Venerdì 10 maggio ’19, ore 18.30 – entriamo in sala proiezione e rivediamo Como Blues

È sempre bello rivederlo, è ben girato e la scelta delle musiche è perfetta, beh non per
niente ha avuto 2 nomination. Devo fare i complimenti a Samuele, ha fatto proprio
un ottimo lavoro. Siamo anche stati invitati a vedere un altro documentario, da una
ragazza Coreana, era un documentario della Chiesa cristiana avventista del settimo
giorno. Personalmente non mi è piaciuto molto, aveva troppi effetti speciali.
Te gustaria una copa de vino de caballero?
Si muchas gracias
Blanco o rojo
Blanco por favor
Para ti caballero
Va beh, mi chiamavano caballero.

Scusa amico lettore, sei ancora sveglio? Si, allora non sto andando poi tanto male.

Comunque oramai è sera e noi a mezzogiorno abbiamo “saltato”, decidiamo di
andare a mangiare vicino casa, prendiamo il tram, sempre puntuale e pulito. Una
volta arrivati cerchiamo un ristorante nelle viette vicino casa, che spettacolo, sono
un po’ sgarrupate, qualche scritta sui muri e tanta vita vera. Qualche vecchietto
seduto su uno sgabello messo sull’uscio di casa si gode l’aria fresca, i ragazzi giocano
a pallone per strada, musica varia e un allegro vociare escono dalle finestre e dalle
porte aperte delle case a pian terreno. Poesia.
Scorgiamo un locale, si sente profumo di carne alla brace, è un ristorante, notiamo
che alcuni commensali sono di Valencia e questo è un buon segno, ci sediamo e
Samuele offre la cerveza a tutti, tanto per cominciare. Ordiniamo da un cameriere
gentilissimo assaggi vari di carne di vario tipo con salse varie, piccanti e non piccanti,
pane, vino della casa e acqua, tutto veramente ottimo e abbondante, abbiamo
addirittura fermato l’ultimo assaggio, eravamo proprio pieni e soddisfatti,
concludiamo chi con il ciuchito – un amaro della casa-, chi col dolce; io prendo un
“ciuchito “. A questo punto sono davvero molto stanco e così un po’ tutti andiamo
a casa e a letto.

Sabato 11 maggio ’19, ore … boh, 8:00 circa

Caro amico lettore, sei pronto per il secondo giorno a Valencia? Si, allora andiamo.

Facciamo colazione in casa, classica colazione all’italiana: caffè, the, brioche,
cornetti, latte. Questa mattina andiamo in centro. A Valencia il centro della città
è compatto e riesci a visitarlo tutto a piedi, così, dopo aver preso di nuovo il tram,
arriviamo nei pressi della cattedrale.
Beh, insomma, dire che è bella è poco, diciamo che è molto particolare, costruita tra
il XIII e il XV secolo, in stile gotico. Ha una storia che merita di essere approfondita,
basti sapere che durante gli scavi del centro archeologico Almoina sono stati
rinvenuti i resti di un’antica cattedrale visigota e che nel corso della sua storia è
stata anche una moschea. Io me la leggerò la sua storia, sembra interessante.
Affascinanti gli scorci che si vedono a ogni angolo di strada del centro storico, come
il chitarrista burattinaio che ha prestato la sua chitarra a Flora per una foto e ad
Enrico che ha dato saggio della sua bravura con la chitarra, o come l’orso di pezza
alto quasi tre metri che muoveva le braccia. Era un piacere attardarsi per il centro
cercando di capire i segreti di quella magia.

Poi il mercado central, uno degli edifici più rappresentativi di Valencia, un vero e proprio
mercato, non ci sono posti a sedere e tavolini, solo compravendita al dettaglio.
Flora mi offre un bicchiere di vino e io compero una tavoletta di torrone di Valencia
per Don Leo. Costruito in stile moderno nel 1900, va visto per le sue architetture, le vetrate
e gli archi che fanno da tetto. Di fronte, lonja de la seda (mercato della seta), esistente
fin dalla fine del 1400, assolutamente da vedere.

Ecco vedi caro amico lettore, sto cadendo nell’errore che avrei voluto evitare: un
elenco di cose fatte, sono andato qui, là, ho visto questo, ecc. No, non è questo il
motivo per il quale mi sono messo a scrivere, io vorrei riuscire a farti capire lo
spirito, la goliardia, la sinergia che si era creata tra noi e Valencia. Come faccio a
spiegarti cosa si prova quando vedi un gruppo di ragazzi in costume bianco che
ballano a ritmo di una musica, credo gitana, cerchi di chiedere di cosa si tratta, ma
c’è troppa gente e poi tu non sai lo Spagnolo, oppure quando cerchi una via e una
signora ben vestita con capelli di un improbabile biondo-platino-che-manco-Marylin,
si avvicina e ti chiede: “Puedo ayudarte? A donde ir?”, senza che tu le abbia chiesto
niente, oppure parlare con un uomo in tram del più e del meno sapendo entrambi
che capivate la metà di quello che dicevate ma continuavate lo stesso a parlare in
una sorta di gioco divertente. Come faccio a fartelo capire? Comunque, inizia la
caccia al costume: io e Frida non l’abbiamo e oggi pomeriggio si va al M A R E.

Cerco il costume, entro in un negozio, ne ha solo due paia, il più economico 80 euro!
Acc… Volevo un costume, non un vestito da sera; torno dove ho lasciato la comitiva,
non ci sono più, ci siamo persi, col telefono ci diamo appuntamento all’orso alto tre
metri – ricordi, te ne ho parlato prima -, bene, arrivo all’orso, manca Enrico, si è
perso anche lui, era venuto a cercare me. Nel frattempo è arrivata l’ora di
pranzo, decidiamo per un panino al volo mangiato nei giardini di Piazza della
Vergine. Il costume però non lo avevamo ancora comperato, cerchiamo un
negozietto magari dai Cinesi – sono dappertutto – infatti lo troviamo, questa volta
però non ci dividiamo; che fantasia i Cinesi, un costume da bagno della Ghlain
Klain 2 euro e 50 – suona come Calvin Klein, furbi ‘sti Cinesi -; anche Flora trova il suo
costume, possiamo tornare a casa. Prima cosa un buon caffè, io poi mi sdraio un
attimo e tanto è bastato per farmi addormentare. Mi sveglia Marta con una voce
delicata: “sveglia, dormiglione, dobbiamo andare”. Che donna Marta: oltre a essere
bella è anche intelligente, ha un cuore grosso come una casa, si adopera sempre per
gli altri, non si risparmia mai, è simpatica e ha una risata contagiosa, le voglio
davvero bene.

Adesso sono impaziente, cavolo, amico lettore, sto andando al MARE, tra poco avrò
la risposta alla mia domanda: esisterà ancora il MARE?
Pochi passi, pochi metri, sento il profumo, si intravede qualcosa dopo la strada, c…o,
scusate il francesismo, I L M A RE E S I S T E, E S I S T E, ES I S T E, E’ QUI DAVANTI A
ME, DOPO più di 10 ANNI, WAOOOOOOOOO: IL MARE! Per me il mare non è solo
una distesa d’acqua salata, il mare è tutto: è la vita, la vita nasce dal mare, io amo il
MARE, amo il rumore del MARE, amo i silenzi del MARE, io ho vissuto il MARE di
notte e di giorno in estate e in inverno, io ho vissuto il mare stando sopra il MARE e
stando sotto il MARE.

Nel frattempo mi avvicino al MARE, c’è Paola con me, amica e “socia” di Marta,
anche lei una bella donna, disponibile con tutti e molto sensibile ai problemi delle persone
in difficoltà. La conosco meno di Marta, lei lavora più dietro le quinte. Ci avviciniamo all’acqua,
ho come un brivido, mi giro e abbraccio Paola, un abbraccio forte, intenso, pieno di gratitudine,
è lei con Marta che ha permesso tutto questo. Sottovoce, quasi con la paura che potesse sentirmi,
le dico: “Grazie Paola”. Lei ha capito e ricambia l’abbraccio dicendo: “Grazie a te,
sono queste cose che
danno senso al mio lavoro”.

Como Blues Valencia

Paola, Marta, non potevano non essere amiche, sono due donne speciali. Siamo sulla spiaggia,
sento la sabbia tra le dita dei piedi, ahi, scotta … andiamo all’ombra. La spiaggia è bella e pulita
ed è molto profonda, la sabbia è fine e chiara , c’è parecchia gente, non come ce ne sarà in agosto,
ma ci sono bagnanti, mi spoglio, il costume ce l’ho già sotto, vado verso il mare, Paola mi
segue con il telefonino, entro in acqua fino al costume, mi volto verso Paola, alzo le
braccia al cielo, sto bene, sto bene, Paola mi fa una foto, poi torna agli asciugamani
dove sono gli altri, io resto in acqua rivolto verso la spiaggia in piedi, adesso l’acqua
arriva alla vita, braccia al cielo per qualche secondo poi lentamente mi lascio cadere
all’indietro, che bello, sto facendo il bagno al mare, non credevo avrei potuto rifarlo.
L’acqua però è fredda, decido di uscire, torno verso il gruppo. Eh sì, caro amico
lettore, sono stato al mare, ho fatto il bagno, ho rivissuto il MARE.

Solo Flora oltre a me ha fatto il bagno, Flora, di origini francesi, del nostro gruppo la
persona che conoscevo meno, si è rivelata una donna intelligente che sa il fatto suo;
tra l’altro in costume è uno schianto, carattere forte, a volte dal tono un po’
provocatorio ma mai sopra le righe e una simpatia innata che si sprigionerà più
avanti … un po’ di pazienza, caro amico lettore, poi ti spigherò.
A questo punto non posso non parlare di Enrico, un amico, ma non un amico normale,
un Amico con la A maiuscola, ha la mia stessa età ed è appassionato di musica,
suona il violino e la chitarra, condivide con me la passione per il teatro, fa provini per il cinema
e quando parli con lui capisci la passione che mette in tutto quello che fa; viene con me al
gruppo dei burattinai e facciamo coppia quando andiamo a dare testimonianza
nelle scuole.

Ci riposiamo sulla spiaggia, si sta davvero bene, si parla, si ride, io suono un po’
l’armonica. Accidenti è tardi, dobbiamo andare, questa sera c’è la premiazione,
giusto il tempo per andare a casa, una doccia e farsi belli e via al centro congressi, io
voglio godermi il mare fino all’ultimo e la doccia la faccio in spiaggia.
Raggiungiamo il centro congressi e ritroviamo Samuele che ci aveva preceduto con
le ragazze Antonia e Emma. Ci avviciniamo al buffet, c’è sempre la signorina
che offre lo champagne, quasi-quasi ne approfitto, una copa por el caballero ci sta.
Sembra ci sia qualche problema con i pass, Samuele e Marta cercano di risolverlo,
nel frattempo facciamo foto e chiacchieriamo; poco dopo torna Samuele, brutte
notizie, niente pass, l’entrata è a pagamento per tutti, anche per gli accreditati come
noi, il prezzo dell’ingresso per persona è assurdo e noi siamo in otto. Io lancio l’idea:
entra solo Samuele, in fondo è lui il regista, lui ha scelto le musiche, lui il montatore
e infine lui l’ha presentato qui al Fusion Film Festival di Valencia. La sua risposta è
semplice ma significativa della persona che è: risponde semplicemente – e si capisce
che è inutile insistere – o tutti o nessuno. Tutti è impossibile, la nostra è una
produzione a basso costo, e sarebbe assurdo spendere una cifra così. Per me hanno
fatto bene a non entrare e tutti la pensano come me. I risultati li avremmo visti il
giorno dopo in internet, poco male: c’è la paella che ci aspetta.
Caro amico lettore non avrai mica pensato che ce ne saremmo andati da Valencia
senza aver mangiato la paella?

Como Blues Valencia

Avevamo già prenotato però più sul tardi perché si pensava di assistere alla
premiazione, così abbiamo il tempo per una passeggiata sul lungo mare, bello,
lunghissimo, pulito, pieno di gente allegra e festosa. Io purtroppo ho il cellulare
scarico ma tutta questa allegria contagiosa meritava di essere fotografata. Mentre
cammino vengo urtato da un ragazzo un po’ allegro – credo vin tinto – si scusa
subito, dico che non c’è problema, capisco che è una specie di addio al celibato,
fatto un mese prima delle nozze e in presenza della futura moglie, faccio le
congratulazioni ai futuri sposi, mi tirano dentro a cantare e a ballare, bevo mezzo
bicchiere di tinto offerto dallo sposo, ballo, rido, non capisco niente ma intuisco:
stiamo tutti parlando la lingua dell’allegria che non ha confini, do un bacio alla
sposa, ridiamo tutti, ancora un goccio di tinto, faccio gli auguri e saluto.

Ecco caro lettore, queste cose estemporanee piacciono a me. QUESTA E’ VALENCIA,
QUESTI SONO I VALENCIANI. Samuele, con una Laika reflex, credo me ne abbia fatta
qualcuna con il gruppo dei futuri sposini. Prima di andare a mangiare la paella
Samuele ci ha fatto alcuni primi piani con la Laika. Siamo al ristorante, bel locale
caratteristico, il cameriere simpatico e alla mano è pettinato come me
(completamente rasato) e ci ridiamo sopra, anche qui tutto l’assortimento: acqua,
vino, birra e naturalmente paella, sia di carne che di pesce, e mangiamo un po’ di
entrambe, tutte e due ottime, anche qui la presenza di abitanti di Valencia ci aveva
rassicurato. Ma qui viene il bello, ti avevo detto, caro lettore, di avere pazienza,
ricordi? Viene fuori Flora con tutta la sua voglia di vivere, di divertirsi, la sua
simpatia, inizia a cantare delle simpatiche canzoncine, una in particolare che ci fa
cantare tutti ad alta voce e ridere ancora più forte al punto che uno di noi – non so
chi – a dire la verità dice di darci una calmata perché, vista l’ora, rischiavamo una
secchiata. Flora sei un mito. Arrivati a casa, subito a letto – del resto si era fatto tardi
– e riesco a dormire bene fino al mattino dopo.

Domenica 12 maggio ’19, ore … 8:00 circa

Questo è l’ultimo nostro giorno a Valencia, caro amico lettore, potresti anche dire
meno male – naturalmente spero di no – comunque Enrico, Samuele, Antonia e
Emma questa mattina partono, sono venuti via terra, non possono vedere il Museo
delle Arti, della Scienza e della Tecnica, capolavoro dell’architettura e dell’ingegneria
moderna che visiteremo questa mattina. Salutiamo Enrico, ci rivedremo a Como, e
prepariamo le valige, abbiamo deciso di portarle con noi per poi andare
direttamente all’aeroporto. Quando dal tram vediamo il complesso, capiamo subito
che si tratta di qualcosa di straordinario, e quando siamo lì non possiamo fare a
meno di rimanere a bocca aperta, non è un modo di dire, sono davvero rimasto a
“bocca aperta” trattenendo il fiato per alcuni secondi, è fantastico, immenso, sono 5
edifici tematici straordinari che abbracciano, arte, cultura, scienza, alimentazione e
oceanografico con l’acquario; i cinque edifici hanno al loro esterno varie piscine con
giochi d’acqua per bambini e piccole imbarcazioni per gli innamorati, insomma
anche qui, caro lettore, non voglio fare un copia/incolla con Wikipedia, ma ti
consiglio di approfondire.
Però la cosa che più ci ha colpito è stata la pulizia, l’ordine e la manutenzione: non
una carta o una cicca per terra, non una scritta sulle strutture o i muri, l’acqua delle
piscine limpidissima e sui pavimenti esterni sembrava avessero passato la cera. Ma
la cosa più incredibile è che non abbiamo visto nessun addetto alla pulizia. C’erano
tanti cestini, quelli sì tanti, ma nessuno che controllasse. E proprio vero: pulito porta
pulito. Non entriamo all’interno dei saloni, non c’è tempo purtroppo, dobbiamo andare
all’aeroporto, questa volta in taxi.

Il ritorno prevede uno scalo a Stoccarda, arrivati a Stoccarda però, per problemi di
traffico aereo, il nostro volo parte con più di un’ora di ritardo; poco male, c’è il
tempo per un panino. Questo ritardo però porta a un ritardo anche a Como, dove
troviamo il cancello chiuso e chiamiamo don Leo per farci aprire.

Tre giorni fantastici, tre giorni da raccontare.
E così, caro amico lettore, siamo arrivati alla fine, spero di non averti annoiato!
Un caro saluto

Vinicio

 

Ringraziamenti:
Un grazie di cuore a Marta e Paola che hanno reso possibile tutto questo, siete state
brave per essere donne.
A Enrico, Flora, Samuele, Antonia e Emma, che con la loro simpatia l’hanno reso
indimenticabile.
Grazie a Don Leo che mi ha accolto nel “Tetto della carità“ sostenendomi in ogni
iniziativa , dandomi la forza di reagire e non piangermi addosso.
Un grazie anche a te, caro amico lettore, che sei riuscito ad arrivare alla fine …
Grazie.

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